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terra,delle sue montagne, iniziava a piacermi questo posto
che non mi aveva accolto nel migliore dei modi ma con il
quale ora facevo pace grazie a lui. Volevo in qualche modo
rimanere in contatto con lui, continuare a vederlo, non vole-
vo sparisse dopo questo fortuito incontro.
«Abiti lontano da qui?» chiesi
«Non molto»
«Vivi da solo?»
Non rispose, stava rallentando, c’erano alcune case ai lati
della strada ed un albergo poco più a valle, accostò e parcheg-
giò vicino ad una fontana di fronte ad una bella casetta in
legno. Indovinai che eravamo arrivati e mi dispiacque. Avrei
voluto continuare quel viaggio e quella conversazione, vole-
vo restare con lui. Pochi mi avevano colpito in questo modo.
Mi sentivo terribilmente attratta da lui, non sapevo nemmeno
esattamente da cosa, da tutto forse. Era bello, aveva una bella
voce, mi piaceva come parlava, come mi guardava, come si
muoveva e quando sorrideva mi faceva impazzire. Se avessi
dovuto inventare il mio uomo ideale, lo avrei voluto così, ma
lui esisteva era vero....possibile che mi fossi già innamorata?
No, era assurdo, fuori discussione, ma allora perché non avrei
voluto scendere dal fuoristrada? Scese lui. Prese lo zaino ed
io lo seguii
«Qui abita tua zia» disse indicando la casa di fronte alla
quale avevamo parcheggiato. Era una graziosa abitazione tut-
ta in legno con grandi finestre ed una scala di pochi gradini in
pietra che portava all’ingresso. Ci fu un momento di silenzio,
nessuno dei due si muoveva. Mi sembrava di sentire il rumore
delle mie pulsazioni impazzite. Si appoggiò al parapetto avvi-
cinandosi appena. “Sta per baciarmi” pensai “spero sia così”
«Martina!!» la voce squillante di mia zia in quel momen-
to mi parve insopportabile. Lui sorrise abbassando gli occhi.
L’incantesimo era irrimediabilmente spezzato. Elsa stava
scendendo le scale raggiante ed io ero sul punto di urlarle di
tornare in casa come fosse stata una scena di un film da rifare
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